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3° giorno – da Sestri Levante a Nyons - 14 settembre 2005 – Mercoledì – al contachilometri 137.964 (Parz. 406 – TT 1.088)


Usciamo naturalmente subito dall’autostrada. Facciamo solo 20,00 € di gasolio a 1,198, il minimo per poter raggiungere la Francia dove costa meno. Con la SS 21 raggiungiamo il Colle della Maddalena  passando e fermandoci a Vicoforte, nei pressi di Mondovì, dove facciamo colazione ammirando la Cupola del Santuario, la più grande cupola ellittica del mondo. Appena passato il confine, alle 13,00 pranziamo con spaghetti al pesto, fatto in casa. Proseguiamo il viaggio con la D900 e a Barcellonette facciamo gasolio a 1,138, 40,00€, speravamo meglio. Alle 20,00 avendo percorso 470 chilometri, e attraversato uno spettacolare canyon nella valle del Eygues, le Gorge de St. May, ci fermiamo al Camping Valle Blu a Nyons. Camping che consigliamo caldamente (solo € 11,40), in un meleto da cui, su invito del proprietario, ci siamo fatti una
scorpacciata ed una abbondante scorta. Doccia calda e dormita entrambe sacrosante in una toilettes da albergo almeno quattro stelle.



Foto 1 // Foto 2


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25° giorno – da Astorga a Ponferrada - 6 ottobre 2005 – Giovedì - al contachilometri 142.239 (Parz. 279 – TT 5.363)

Veniamo svegliati da un forte vocio, rumore di traffico, siamo davanti ad una scuola e nel bel mezzo dell’arrivo degli studenti, anche se alle 8,00 è ancora buio. Questa notte ha fatto freddo, infatti quanto accendiamo l’aria condizionata, per espellere come ogni mattina l’umidità della notte, la condensa interna si ghiaccia sul parabrezza, finché a motore caldo l’aria non si riscalda.
Prendiamo la LE142, essa viaggia parallela al "Camino" e a volte vi si sovrappone, tanto che siamo continuamente accompagnati dalla vista di pellegrini a piedi o in bicicletta, che viaggiano sul sentiero sterrato. Una commovente umanità. Passiamo per Castrillo de los Polvares, un paese in pietra viva della regione detta Maragaterìa, il cocido di ieri sera era tipico di questi paesi, vedendone la rudezza si capisce quali uomini siano capaci di mangiare abitualmente tali pietanze. E’ tradizione che i pellegrini qui raccolgano una pietra da portare alla Cruz de Hierro (Foto 1), un importante monumento del “Camino”, che si trova al Passo di Rabanal (1.504m) e così noi facciamo depositandole ai piedi di questo monumento, costituito da un semplice palo con infisso alla sommità una semplice croce di ferro, suggestivo nella sua semplicità, contribuiamo così ad aumentare la collinetta, che sta crescendo intorno al palo.
Ci passa tutto il mondo. A farci la foto sono dei tedeschi e noi l’abbiamo fatta a dei francesi, chiedendo a dei giapponesi di spostarsi, nel frattempo degli indios andini si apprestavano a salire sulla collinetta.....
In breve siamo a Ponferrada con la sua bella Rocca dei Templari. Da qui una deviazione per Pegnalba de Santiago, che non raggiungiamo perché è un po’ tardi e la strada ci appare poco praticabile. Optiamo per la visita solo a Las Medulas (Bene UNESCO)(Foto 2), mini
ere d’oro a cielo aperto del periodo romano, che hanno lasciato un paesaggio lunare, anzi marziano per il colore rosso.
Troviamo una indicazione e indubbiamente la seguiamo, presto si rivela una strada adatta a soli 4x4, ma siamo costretti a proseguire perché non c’è assolutamente la possibilità di fare inversione, finalmente dopo una mezz’ora troviamo uno slargo, ci fermiamo, da qui intravediamo las Medulas, questo scorcio ci fa ancor più crescere la voglia di vederle al tramonto. Per la strada non abbiamo incontrato nessuno, qui lo stesso. Sopr
aggiunge solo un’auto, la fermiamo per chiedere informazioni sulla praticabilità del proseguo, sono francesi e, inutile dirlo, non ne sanno nulla, sono anche loro molto perplessi ma vanno avanti; dopo una mezz’ora, non vedendoli tornare, pensiamo che la strada più avanti migliori e ripartiamo; molto peggio di prima ma comunque arriviamo ad un magnifico belvedere, con una vista incredibile su Las Medulas al tramonto. Il belvedere è pieno di gente, che non abbiamo visto salire, è ovvio che c’è un’altra strada, domandiamo, ed i quadrati spagnoli ci dicono che "c’è, è larga, è asfaltata e in dieci minuti si è al paesino da dove anche noi eravamo partiti, ma noi, che siamo li con la macchina, non possiamo prenderla!" Credendo di non capire o di non essere capiti, ripetutamente chiediamo a varie persone di ogni età, anche dei giovanissimi, del perché saremmo condannati a ripetere la stessa impervia strada, questa volta, per sovrappiù, con il buio. Dopo tanta insistenza e proponendo varie ipotesi quali muri, transenne, fossati, alla fine ci viene detto, con scontata ovvietà, che "tra noi e il ritorno sicuro si frappone UN DIVIETO DI ACCESSO!" Il va a fa’.... l’ho solo pensato perché con gente simile è molto pericoloso esprimere liberamente le proprie idee. Fra le altre facezie ci avevano anche detto che ci invidiavano tanto Berlusconi, ed ad una mia proposta di scambio con Zappatero si erano mostrati entusiasti.
Devo dire, però, che gli spagnoli hanno, una cosa che invidio tantissimo, la capacità di indignarsi. Costa così cara la possibilità di conservarla?
Inutile dire, che, guadagnandomi il vituperio generale, sentendomi dire anche se non con le orecchie, che siamo i soliti italiani disobbedienti, ho sup
erato l’insuperabile e in dieci minuti di strada comodissima siamo ritornati sulla via per Ponferrada, dove abbiamo pernottato.
Foto 1

Foto 2

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27° giorno – Santiago di C. - 8 ottobre 2005 – Sabato – al contachilometri 142.675 (Parz. 277 – TT 5.799)






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Sveglia all’alba, le 8,30 e alle 9,00 siamo in un bel campeggio, appena alla periferia di Santiago, Camping as Cancelas (tel 981 58 02 66 – www.campingascancelas.com - info@campingascancelas.com costo 50,08€ per tre giorni). La fermata del bus è abbastanza vicina. Il campeggio si comincia a svegliare alle 11,00. Nel pomeriggio gran passeggiata a Santiago. Si finisce comunque sempre all’Obradoiro, che con la pioggerellina e la luce del tramonto appare veramente d’oro. Foto di rito(Foto 1, 3). Sotto i portici siamo affascinati dal suono di una cornamusa, è un musicista di strada molto bravo, compriamo il suo CD, che con quelli dei monaci di Silos, sarà parte importante della colonna sonora della proiezione di diapositive di questo viaggio.

E’ in corso un festival della marionetta e per strada vediamo vari spettacoli o cortei, notevole un burattino pittore e un altro arciere, opere di un russo, che ha la bottega a Praga(Foto 2). Ritorno in campeggio per una serata di assoluto riposo, allietato come al solito dalle interminabili partite a burraco da cui io esco quasi sempre sconfitto.
Foto 1


Foto 2 // Foto 3

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31° giorno – da A Coruña a Muxia - 12 ottobre 2005 – Mercoledì – al contachilometri 142.777 (Parz. 102 – TT 5.901)


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Oggi è la Vergine del Pilar, è festa in tutta la Spagna “todo çerrado”. Abbiamo bisogno di gasolio e ne facciamo 20,00€ a 0,981. Andiamo ancora un giro per A Coruña, quindi partiamo verso Malpiga lungo la “Costa da Morte”. Il nome già lascia immaginare la sua natura. Passiamo per Cabo do Rocundo (Foto 1), dove ci sono due croci in memoria dei pescatori di percebes morti sul lavoro. A proposito le percebes sono eccezionali, valgono tutto il loro costo (al ristorante 99,00€/kg); è un tarantino ad affermarlo.
Lungo la strada vediamo numerosi hòrreos (Foto 2), a differenza di quelli asturiani e cantabrici questi galiziani sono totalmente in pietra (Vedi capitolo 22 e 32). Facciamo ancora 20,00€ di gasolio a 0,981. Presso Ponteceso visitiamo il Dolmen de Dombate e a sera raggiungiamo Muxia, vorremmo vedere con questa luce crepuscolare il Santuario de Nosa Señora da Barca ma non riusciamo ad avvicinarci perché in lontananza scorgiamo una scena, che ritenevamo d’altri tempi: un padre, presumiamo, conduce per mano la figlia, non più che ventenne, che percorre ginocchioni il perimetro del santuario. Non li abbiamo disturbati.
Questo santuario era considerato dai pellegrini del Camino, la meta finale sul mare. Questo era un luogo di antiche devozioni fin dal Neolitico, come testimonia una grande pietra piatta, presente nelle vicinanze del santuario. Questo evidentemente è uno dei tanti posti, eletto fin dall'antichità Luogo Sacro e come tale passato attraverso varie religioni, anche quella cristiana che al posto di un probabile dolmen ha imposto un santuario, che si ricollega ai culti megalitici, facendo arrivare in quel luogo la Madonna con una barca completamente di pietra, finanche la vela.
In paese passeggiamo lungamente, assaggiamo dei dolci locali, nulla di particolare; dormiremo nel porto peschereccio.

Foto 1 // Foto 2

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32° giorno – da Muxia a Noia - 13 ottobre 2005 – Giovedì – al contachilometri 142.993 (Parz. 216 – TT 6.117)


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Sveglia prima dell’alba perché voglio fotografare il porto che si risveglia. Ritorniamo al santuario (Foto 1), che ricorda la leggenda della Madonna, che sarebbe sbarcata qui con una barca in pietra, la cui vela, la Pedra da abalar (Foto 2), è poco distante; il suo nome è dovuto al fatto che malgrado la sua mole (larga 9m malgrado sia sottile 30cm in alcuni punti), fino a poco tempo fa con una piccola spinta dondolava. A me sembrerebbe la pietra di copertura di un dolmen. C'era un doppio arcobaleno. Da qui proseguiamo verso sud con strade il più possibile vicine al mare. Raggiungiamo Cabo Tourinan (Foto 3), la punta più occidentale di Spagna( 5°36'40''), anche se è un’altra quella denominata Fisterra, alla quale arriveremo dopo un po’. E’ questa l’ultima tappa del “Camino” (Foto 4, 5), qui ci sarebbe l’ultima chiesa Santa Maria das Areas (Foto 6), è chiusa. Non possiamo non pensare a quella piccola percentuale della moltitudine di pellegrini, che riuscivano a vedere questo mare e non possiamo che considerarli dei veri e grandi viaggiatori.
Ci avviamo per la C550, passiamo da Corcubion dove c’è un hòrreo di 35m, il più lungo della Galizia (Foto 7). In serata siamo a Noia sul rio Noia, dove dormiamo in riva al canale presso un bel parco.
Foto 1 // Foto 2 // Foto 3



Foto 4 // Foto 5


Foto 6 // Foto 7
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44° giorno – 25 ottobre 2005 – Martedì – al contachilometri 144.362 (Parz. 0 – TT 7.486)

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Paghiamo il campeggio e ci rendiamo conto che avremmo potuto anche non farlo, non trovano la nostra registrazione. All’arrivo, dato che il prezzo ci sembrava spropositato avevamo fissato e pagato per un solo giorno. Avevano accettato dicendoci che se avessimo cambiato idea alla partenza avremmo pagato il resto, invece la nostra registrazione si era persa e quindi saremmo potuti anche partire senza pagare; l'avrebbero meritato. Ci siamo limitati a pagare per il prato senza servizi. Evidentemente non era obbligatorio per i camper stare nelle mega piazzole, che ci avevano affibbiato a forza.
Si parte per Sintra (Bene UNESCO). Dopo aver fatto gasolio per 20,00€ a 1,059. A Sintra (Foto 1) ci sembra di essere in una fiaba folle, specie visitando il Palacio da Peña (Foto 2, 3, 4, 5); non posso non chiedere ad una simpatica guardiana, che afferra l’ironia della domanda tra il serio e il faceto, se l’ubriaco o il pazzo fosse stato il committente o l’architetto; uno spagnolo si sarebbe indignato e avrebbe fornito una dotta e forbita spiegazione e ci avrebbe voltato le spalle.
Ripartiamo per Cascais, dorato esilio dell’ultimo nostro re. Interessanti le falesie con una caverna, Boca do Inferno (Foto 6) e le colossali meringhe, che qui vendono a pochissimo. Ne facciamo scorta.
Ora Cabo da Roca (Foto 7), la meta estrema di questo viaggio. Su una targa si legge: Aqui onde a terra se acapa e o mar começa (Ecco dove finisce la terra e il mare comincia) e Ponta mais ocidental do Continente Europeu (Punta più occidentale del Continente Europeo). Il fascino c’è tutto, non ultimo quello di poter finalmente controllare la precisione del GPS. Aspettiamo il tramonto, c’è tanta gente malgrado non siamo certamente in periodo di vacanze ed è anche martedì.
Al tramonto potrò fotografare l’ultimo raggio di sole che illumina l’Europa (Foto 8) e, dormendo qui, all'alba potrò fotografare l’ultimo lembo d’Europa ad essere illuminato. Ceniamo e brindiamo con una bottiglia di Primitivo, poi apriamo una bottiglia di Porto e con le meringhe andiamo a goderci il silenzio assoluto, siamo a 140m sul mare. Qui conosciamo Carlos, un giovane che lavora a Lisbona e a fine giornata, tornando a casa, è solito venire qui a rilassarsi. Ci ragguaglia sulla situazione portoghese, vista dal basso. Ci alletta sempre più l’idea di trasferirci qui. Avremmo l’occasione di riprenderci il valore della nostra pensione, che abbiamo accantonato in lire e ci viene pagata in euro. L’impressione è che la globalizzazione non sia ancora arrivata, tutto è a misura d’uomo, ci sembra di rivivere la nostra adolescenza, la gente è gentile, disponibile, non ha fretta. I luoghi sembrano uscire da foto in bianco e nero o se a colori, di quei colori incerti e sbiaditi degli anni 60.

Foto 1 // Foto 2

oto 3 // Foto 4 // Foto 5


Foto 6 // Foto 7



Foto 8
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45° giorno – 26 ottobre 2005 – Mercoledì – al contachilometri 144.607 (Parz. 245 – TT 7.731)

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Siamo nel punto d'Europa dove per ultimo tramonta il sole e per ultimo sorge. Se volessimo continuare il viaggio, di fronte avremmo giorni e giorni di navigazione per rivedere nuovamente la terra e non sarebbe assolutamente sicuro che la rivedremmo. Abbiamo una sola domanda: Continuare o tornare indietro? Non ha nessun senso andare a Nord o a Sud, possiamo andare solo a Est o a Ovest.
E' l'essenza del viaggio. Essenza del viaggio, che capti solo quando sei arrivato ad una meta, che da vero viaggiatore non vorresti mai raggiungere in modo che il viaggio non finisca mai. Allora capisci la differenza tra il turista e il viaggiatore, il turista è quello contento di essere arrivato ad una meta e ha fretta di tornare per pavoneggiarsene, il viaggiatore è quello scontento perchè dopo non potrà che esserci il ritorno, che sempre viaggio è ma è un viaggio in negativo. Il viaggio, se ci pensi, è una metafora della vita.

Ora inizia veramente il viaggio di ritorno, un po’ frettoloso, perché, malgrado siamo partiti in ritardo di almeno 15 giorni, ce la siamo presa comoda, il ritorno potrà essere meno particolareggiato tanto, dice la nostra filosofia, saremo sempre più vicini a casa e sarà più facile ritornare a visitare quei posti.
Finora abbiamo percorso 7.731km e ci siamo spostati verso Ovest di 26°22’. Al ritorno i gradi saranno sicuramente gli stessi, i giorni invece dovranno essere meno della metà e i chilometri anche meno della metà. In Novembre il tempo rischia di guastarsi e di molto.
All'alba, con un vento che mette in difficoltà i quasi 90kg x 1,67mt di Mimmo, fotografiamo l'ultimo lembo d'Europa (Foto 1), che viene illuminato dal sole, nel momento stesso in cui ciò avviene e esserci fotografati (Foto 2) (per fare la foto testimonianza, a causa del vento, abbiamo dovuto appendere al cavalletto una grossa pietra). Salutiamo Cabo da Roca e prendiamo la direzione Est. Prossima tappa Evora.
Ci siamo nel primo pomeriggio. Cittadina affascinante, con una storia plurimillenaria: domani visiteremo dei monumenti preistorici, stasera ci limiteremo al periodo romano (Foto 3, 4) ecc...ecc... ed a uno abbondantissimo, splendido baccalà gratinato (una porzione mangiata in due e non riusciti a finirla), ben contornato, splendidamente innaffiato e molto onestamente fatto pagare (Café Alentejo - rua do Raimundo 5 - tel 351-266 706 296 - 25,00€ in due).
Evora (Bene UNESCO) è circondata da mura; abbiamo parcheggiato in un grande piazzale davanti ad una delle porte. Nei pressi ci sono dei bagni pubblici, incustoditi ma pulitissimi e ordinati anche se retrò. Sul tardi cominciano a sopraggiungere gruppi di camper francesi, alla fine sono più di una quarantina; ci dicono che viaggiano a piccoli gruppi per poi riunirsi la sera in posti prestabiliti. Fanno gli spiritosi sul nostro mezzo ma quando gli faccio vedere come è attrezzato, gli faccio capire quanto sia maneggevole e pratico, che a casa diventa la nostra autovettura di tutti i giorni, quanto ci è costato, quanto consuma, mi sembra che le loro certezze comincino a non essere più tali e che comincino ad avere dei dubbi sui loro mega camper. Credo che i dubbi siano diventati certezze, quando tornando dalla lauta cena, gliela abbiamo raccontata con studiata enfasi. Loro, come abbiamo prima visto, hanno mangiato un panino o una scatoletta o peggio ancora una minestrina, tristemente uscita da una bustina. Loro devono pur pagarli i mega camper, devono pur riempirli i mega serbatoi, che si svuotano con ingordigia.


Foto 1 // Foto 2


Foto 3 // Foto 4

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58° giorno – 8 novembre 2005 – Martedì

Giro con il bus turistico. Visita di rito ad alcune delle opere di Antoni Gaudì (Beni UNESCO): la "mostruosa", interminabile e interminata Sagrada Familia, la Pedrera ed altre (per l’ennesima volta mi convinco che Gaudì non lo “capisco” o quanto meno non ne capisco il gusto estetico). Pranziamo al famoso ristorante, il più antico di Barcellona, “7 Portes”- Passeig Isabel, 14- tel 93 319 30 33 www.7portes.com . Non era nostra intenzione andare in un posto così, ma veniamo ingannati dalla guida National Geographic, per altro eccellente, che lo definisce economico, al di sotto dei 20,00€ e di cucina catalana con porzioni abbondanti, tutto vero tranne il costo e l’ambiente da mettere “quasi” a disagio dei “duri e puri viaggiatori” con abbigliamento più che pratico, con alle spalle 58 giorni di viaggio e che prima non è certo andata dal parrucchiere come buona parte degli astanti, anzi il giro turistico sul bus l’ha fatto al piano superiore, comunque ho detto “quasi”, ma i 34,24€ se li sono meritati tutti, gazpacho profumatissimo e paella di mare appetitosa e soddisfacente (sempre una porzione per due). Per smaltire una passeggiata sul lungomare di Barcelloneta (Foto 1, 2). Poi ancora alla Rambla non si riesce a starne lontani, è uno spettacolo continuo ed indescrivibile, si ha l’impressione di essere al centro del mondo, da sola vale il viaggio a Barcellona.


Foto 1 // Foto 2
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