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44° giorno – 25 ottobre 2005 – Martedì – al contachilometri 144.362 (Parz. 0 – TT 7.486)

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Paghiamo il campeggio e ci rendiamo conto che avremmo potuto anche non farlo, non trovano la nostra registrazione. All’arrivo, dato che il prezzo ci sembrava spropositato avevamo fissato e pagato per un solo giorno. Avevano accettato dicendoci che se avessimo cambiato idea alla partenza avremmo pagato il resto, invece la nostra registrazione si era persa e quindi saremmo potuti anche partire senza pagare; l'avrebbero meritato. Ci siamo limitati a pagare per il prato senza servizi. Evidentemente non era obbligatorio per i camper stare nelle mega piazzole, che ci avevano affibbiato a forza.
Si parte per Sintra (Bene UNESCO). Dopo aver fatto gasolio per 20,00€ a 1,059. A Sintra (Foto 1) ci sembra di essere in una fiaba folle, specie visitando il Palacio da Peña (Foto 2, 3, 4, 5); non posso non chiedere ad una simpatica guardiana, che afferra l’ironia della domanda tra il serio e il faceto, se l’ubriaco o il pazzo fosse stato il committente o l’architetto; uno spagnolo si sarebbe indignato e avrebbe fornito una dotta e forbita spiegazione e ci avrebbe voltato le spalle.
Ripartiamo per Cascais, dorato esilio dell’ultimo nostro re. Interessanti le falesie con una caverna, Boca do Inferno (Foto 6) e le colossali meringhe, che qui vendono a pochissimo. Ne facciamo scorta.
Ora Cabo da Roca (Foto 7), la meta estrema di questo viaggio. Su una targa si legge: Aqui onde a terra se acapa e o mar começa (Ecco dove finisce la terra e il mare comincia) e Ponta mais ocidental do Continente Europeu (Punta più occidentale del Continente Europeo). Il fascino c’è tutto, non ultimo quello di poter finalmente controllare la precisione del GPS. Aspettiamo il tramonto, c’è tanta gente malgrado non siamo certamente in periodo di vacanze ed è anche martedì.
Al tramonto potrò fotografare l’ultimo raggio di sole che illumina l’Europa (Foto 8) e, dormendo qui, all'alba potrò fotografare l’ultimo lembo d’Europa ad essere illuminato. Ceniamo e brindiamo con una bottiglia di Primitivo, poi apriamo una bottiglia di Porto e con le meringhe andiamo a goderci il silenzio assoluto, siamo a 140m sul mare. Qui conosciamo Carlos, un giovane che lavora a Lisbona e a fine giornata, tornando a casa, è solito venire qui a rilassarsi. Ci ragguaglia sulla situazione portoghese, vista dal basso. Ci alletta sempre più l’idea di trasferirci qui. Avremmo l’occasione di riprenderci il valore della nostra pensione, che abbiamo accantonato in lire e ci viene pagata in euro. L’impressione è che la globalizzazione non sia ancora arrivata, tutto è a misura d’uomo, ci sembra di rivivere la nostra adolescenza, la gente è gentile, disponibile, non ha fretta. I luoghi sembrano uscire da foto in bianco e nero o se a colori, di quei colori incerti e sbiaditi degli anni 60.

Foto 1 // Foto 2

oto 3 // Foto 4 // Foto 5


Foto 6 // Foto 7



Foto 8
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45° giorno – 26 ottobre 2005 – Mercoledì – al contachilometri 144.607 (Parz. 245 – TT 7.731)

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Siamo nel punto d'Europa dove per ultimo tramonta il sole e per ultimo sorge. Se volessimo continuare il viaggio, di fronte avremmo giorni e giorni di navigazione per rivedere nuovamente la terra e non sarebbe assolutamente sicuro che la rivedremmo. Abbiamo una sola domanda: Continuare o tornare indietro? Non ha nessun senso andare a Nord o a Sud, possiamo andare solo a Est o a Ovest.
E' l'essenza del viaggio. Essenza del viaggio, che capti solo quando sei arrivato ad una meta, che da vero viaggiatore non vorresti mai raggiungere in modo che il viaggio non finisca mai. Allora capisci la differenza tra il turista e il viaggiatore, il turista è quello contento di essere arrivato ad una meta e ha fretta di tornare per pavoneggiarsene, il viaggiatore è quello scontento perchè dopo non potrà che esserci il ritorno, che sempre viaggio è ma è un viaggio in negativo. Il viaggio, se ci pensi, è una metafora della vita.

Ora inizia veramente il viaggio di ritorno, un po’ frettoloso, perché, malgrado siamo partiti in ritardo di almeno 15 giorni, ce la siamo presa comoda, il ritorno potrà essere meno particolareggiato tanto, dice la nostra filosofia, saremo sempre più vicini a casa e sarà più facile ritornare a visitare quei posti.
Finora abbiamo percorso 7.731km e ci siamo spostati verso Ovest di 26°22’. Al ritorno i gradi saranno sicuramente gli stessi, i giorni invece dovranno essere meno della metà e i chilometri anche meno della metà. In Novembre il tempo rischia di guastarsi e di molto.
All'alba, con un vento che mette in difficoltà i quasi 90kg x 1,67mt di Mimmo, fotografiamo l'ultimo lembo d'Europa (Foto 1), che viene illuminato dal sole, nel momento stesso in cui ciò avviene e esserci fotografati (Foto 2) (per fare la foto testimonianza, a causa del vento, abbiamo dovuto appendere al cavalletto una grossa pietra). Salutiamo Cabo da Roca e prendiamo la direzione Est. Prossima tappa Evora.
Ci siamo nel primo pomeriggio. Cittadina affascinante, con una storia plurimillenaria: domani visiteremo dei monumenti preistorici, stasera ci limiteremo al periodo romano (Foto 3, 4) ecc...ecc... ed a uno abbondantissimo, splendido baccalà gratinato (una porzione mangiata in due e non riusciti a finirla), ben contornato, splendidamente innaffiato e molto onestamente fatto pagare (Café Alentejo - rua do Raimundo 5 - tel 351-266 706 296 - 25,00€ in due).
Evora (Bene UNESCO) è circondata da mura; abbiamo parcheggiato in un grande piazzale davanti ad una delle porte. Nei pressi ci sono dei bagni pubblici, incustoditi ma pulitissimi e ordinati anche se retrò. Sul tardi cominciano a sopraggiungere gruppi di camper francesi, alla fine sono più di una quarantina; ci dicono che viaggiano a piccoli gruppi per poi riunirsi la sera in posti prestabiliti. Fanno gli spiritosi sul nostro mezzo ma quando gli faccio vedere come è attrezzato, gli faccio capire quanto sia maneggevole e pratico, che a casa diventa la nostra autovettura di tutti i giorni, quanto ci è costato, quanto consuma, mi sembra che le loro certezze comincino a non essere più tali e che comincino ad avere dei dubbi sui loro mega camper. Credo che i dubbi siano diventati certezze, quando tornando dalla lauta cena, gliela abbiamo raccontata con studiata enfasi. Loro, come abbiamo prima visto, hanno mangiato un panino o una scatoletta o peggio ancora una minestrina, tristemente uscita da una bustina. Loro devono pur pagarli i mega camper, devono pur riempirli i mega serbatoi, che si svuotano con ingordigia.


Foto 1 // Foto 2


Foto 3 // Foto 4

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