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Paghiamo il campeggio e ci rendiamo conto che avremmo potuto anche non farlo, non trovano la nostra registrazione. All’arrivo, dato che il prezzo ci sembrava spropositato avevamo fissato e pagato per un solo giorno. Avevano accettato dicendoci che se avessimo cambiato idea alla partenza avremmo pagato il resto, invece la nostra registrazione si era persa e quindi saremmo potuti anche partire senza pagare; l'avrebbero meritato. Ci siamo limitati a pagare per il prato senza servizi. Evidentemente non era obbligatorio per i camper stare nelle mega piazzole, che ci avevano affibbiato a forza.
Si parte per Sintra (Bene UNESCO). Dopo aver fatto gasolio per 20,00€ a 1,059. A Sintra (Foto 1) ci sembra di essere in una fiaba folle, specie visitando il Palacio da Peña (Foto 2, 3, 4, 5); non posso non chiedere ad una simpatica guardiana, che afferra l’ironia della domanda tra il serio e il faceto, se l’ubriaco o il pazzo fosse stato il committente o l’architetto; uno spagnolo si sarebbe indignato e avrebbe fornito una dotta e forbita spiegazione e ci avrebbe voltato le spalle.
Ripartiamo per Cascais, dorato esilio dell’ultimo nostro re. Interessanti le falesie con una caverna, Boca do Inferno (Foto 6) e le colossali meringhe, che qui vendono a pochissimo. Ne facciamo scorta.
Ora Cabo da Roca (Foto 7), la meta estrema di questo viaggio. Su una targa si legge: Aqui onde a terra se acapa e o mar começa (Ecco dove finisce la terra e il mare comincia) e Ponta mais ocidental do Continente Europeu (Punta più occidentale del Continente Europeo). Il fascino c’è tutto, non ultimo quello di poter finalmente controllare la precisione del GPS. Aspettiamo il tramonto, c’è tanta gente malgrado non siamo certamente in periodo di vacanze ed è anche martedì.
Al tramonto potrò fotografare l’ultimo raggio di sole che illumina l’Europa (Foto 8) e, dormendo qui, all'alba potrò fotografare l’ultimo lembo d’Europa ad essere illuminato. Ceniamo e brindiamo con una bottiglia di Primitivo, poi apriamo una bottiglia di Porto e con le meringhe andiamo a goderci il silenzio assoluto, siamo a 140m sul mare. Qui conosciamo Carlos, un giovane che lavora a Lisbona e a fine giornata, tornando a casa, è solito venire qui a rilassarsi. Ci ragguaglia sulla situazione portoghese, vista dal basso. Ci alletta sempre più l’idea di trasferirci qui. Avremmo l’occasione di riprenderci il valore della nostra pensione, che abbiamo accantonato in lire e ci viene pagata in euro. L’impressione è che la globalizzazione non sia ancora arrivata, tutto è a misura d’uomo, ci sembra di rivivere la nostra adolescenza, la gente è gentile, disponibile, non ha fretta. I luoghi sembrano uscire da foto in bianco e nero o se a colori, di quei colori incerti e sbiaditi degli anni 60.
Foto 8
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